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Il museo etnologico all'Arengario
… ma piove e una sede definitiva è indispensabile !
Alex


giocattoli

Il Museo Etnologico di Monza e Brianza espone nel salone dell'Arengario la sua doviziosa raccolta di cimeli legati a chi ha vissuto e vive in luogo.
All'ingresso una testina espositiva femminile moderna propone subito e con la massima evidenza al visitatore la simbologia della nuova provincia: la “sperada”.
Il tutto supportato da idonee spiegazioni che illustrano cosa rappresenta questo ornamento del capo femminile.
E' il simbolo della donna della nostra nuova provincia che apre alla doviziosa esposizione di abiti, documenti, fotografie, oggetti domestici e da lavoro di antica preziosa memoria, disponibili anche in abbondanza, ma che richiedono assolutamente una sede espositiva sistematica e definitiva.
Una sede appropriata come da tempo viene richiesto da questo ente e dalla cittadinanza, ma che le amministrazioni cittadine succedutasi nei mandati, non ha ancora saputo dare. Spiritosa a questo proposito l'esposizione su un tavolino di 21 cartellette contenenti ciascuna un progetto predisposto dalle amministrazioni succedutesi negli anni, ultimo quello vincitore del concorso di sistemazione dell'area del Cotonificio Fossati al Cederna, bandito dall'amministrazione Faglia. Il sindaco Mariani, interpellato all'inaugurazione della mostra, ha buttato là la possibilità di trovare spazio per il museo alla Villa Reale per la quale, entro la fine dell'anno, verrà varato un consorzio di gestione.
Una sede che possa costituire, come avviene anche in piccoli comuni, un richiamo al turismo, offrendo un visione tradizionale, storica e culturale sia della città che della provincia.
Il passato, buono o cattivo che sia stato, non può essere ignorato: i corsi e ricorsi storici e la ripetitività della situazione, sono fatti concreti.
Una vero peccato questa lacuna perché si espone, con questi successivi spostamenti, a rischi il materiale raccolto.
Rischi di perdita e deterioramento dovuti non solo ai successivi magazzinaggi ma talvolta anche alla sede espositiva, come è avvenuto addirittura nella prestigiosa localizzazione attuale dell'Arengario quando un pomeriggio le volontarie presenti hanno dovuto ricorrere a pezzi di antiquariato quali capaci paioli in rame debitamente protetti con plastica per non sottoporli al contatto diretto con l'acqua, per raccogliere, dopo aver spostato parte del materiale per preservarlo, il gocciolamento proveniente dal tetto, assai consistente.
A parte questo la mostra svela tanti nascosti aspetti cittadini che ci invitano a riflettere sulla nostra attuale situazione ricca di lassismo e priva di educazione morale, in un tempo in cui pare esistano solo diritti mentre si scorda che tutti abbiamo anche dei doveri.

Alex

cappelli


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  16 novembre 2008